SCUOLE ALLIEVI UFFICIALI DELLA GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA



AL NORD A RIFARSI UNA PATRIA
Gianni Sarrocco
 
 
QUATTROMILA STUDENTI ALLA GUERRA - Emilio Cavaterra -Ediz. Settimo Sigillo - pp.400)
 
 
    Libro documento sugli allievi ufficiali della GNR fuggiti dalla scuola per un  impegno d'onore.
Uomini e donne spinti da vari ideali scelsero di continuare la guerra a fianco della Germania di Hitler, arruolandosi nella Repubblica Sociale per tenere fede ad un giuramento. Nomi sconosciuti, ma anche famosi, tra i quali quelli degli attori Giorgio Albertazzi e Enrico Maria Salerno, oppure di generali come Licio Giorgieri ucciso dalle Br.
    Se seicento giorni vi sembrano pochi per coltivare un sogno del tutto personale, ma comune a tanti giovani di allora. Quello di andare a rifarsi una Patria a Nord, o a incontrare  la bella morte, in piena guerra e con l'Italia divisa a metà tra badogliani e fascisti, con due alleati-nemici in casa, tedeschi e americani. A migliaia, dopo l'8 settembre 1943 , scelgono di continuare  la guerra al fianco dei tedeschi arruolandosi nei vari reparti della Repubblica Sociale Italiana. Uomini e donne spinti da ideali diversi, ma con una medesima componente trasversale  fatta di un qualcosa che aveva comunque a che fare con l'onore. Ideali giusti o sbagliati sarà solo la storia a giudicare, ma comunque ideali. Perché quando questa scelta di campo viene fatta da un diciasettenne, o al massimo da un ventenne, é difficile che entrino in ballo interessi calcolati o poco puliti.
    L'età giusta per le grandi scelte i vent'anni, oggi come negli ultimi mesi del 1943 o nei primi del 1944. Qunado ben 4 mila giovani tra i 17 e i 20 anni vanno a rifarsi una Patria presentandosi ai corsi di allievi ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana nelle nove scuole aperte dalla RSI a Fontanellato, Lucca, Modena, Oderzo, Orvieto, Rivoli, Siena, Varese e Vicenza. Un mondo tutto particolare fatto di doveri, ma anche di diritti, di patria e di giustizia sociale, di tecniche di guerra ma anche di onore e di rispetto del nemico, raccontatoci dal di dentro in un libro-documento scritto dal giornalista Emilio Cavaterra  uno dei "quattromila studenti alla guerra ". Già perché di studenti si trattava. Giovanissimi strappati dal loro orgoglio dai banchi di scuola e confluiti nei centri  di reclutamento per  frequentare i corsi di allievi ufficiali  in uno dei periodi più tormentati della nostra storia. Per prepararsi alla guerra in quattro-cinque mesi e poi via verso i vari fronti del Nord con i gradi da sottotenente. Impegnati a combattere i partigiani ma sopratutto, sul confine orientale, contro le bande di Tito.
    E' uno di quei ragazzi del '43  Emilio Cavaterra, autore di questo libro che ci offre uno spaccato completo, denso anche i emozioni, di un pezzo della notra storia da qualche tempo oggetto di revisionismo.  Si tratta di un'opera, edita da Settimo Sigillo, che comunque serve a far capire meglio quel martoriato periodo della guerra fratricida e a far comprendere il  "perché" di certe scelte  che spinsero tanti ragazzi italiani a vestire l'ultimo grigioverde nelle file della GNR.  E sopratutto una fonte documentaria (la documentazione storica a cura di Ugo Giannuzzi e Mario Vaccaro) per la mole di materiale inedito offerto al lettore.
    Oltre a documenti di varia natura, infatti, tratti dall'archivio di Stato, il libro di Cavaterra (giornalista  vaticanista ed autore di  numerosi saggi storici)  ci offre anche tutti i nomi di quei  giovani che frequentarono le nove scuole allievi  ufficiali della Gnr, con l'elenco dei  367caduti sui vari fronti fino al 25 aprile 1945 e anche qualche  tempo dopo la liberazione. Nomi sconosciuti, ma alcuni anche di gente famosa come gli attori Giorgio Albertazzi e Enrico Maria Salerno o come il gelerale d'aeronautica Licio Giorgieri assassinato dalle Brigate Rosse  durante gli anni di piombo.
    Nella prefazione il giornalista Enzo Erra mette a nudo il sentimento di questi ragazzi fuggiti dai banchi di scuola per prendere le armi con l'unico intento di sostenere una causa già votata alla sconfitta.  Basta recepire il loto comportamento di vita, e di morte,  per capire il perché di quella scelta. Infatti i motivi delle loro azioni non erano nelle situazioni esterne  in mano a un destino che  stava per sopraffarli, bensì dentro di loro, nei loro sentimenti, in cui la parola onore occupava un posto di primo piano.
 
 
IL TEMPO Quotidiano di Roma del 6.6.1999 (Indirizzo e telefono: vedi EDITORI)

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